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Fallimento, vergogna e trasparenza

Un grande senso di vergogna serpeggia in questi giorni fra il popolo svizzero. Quella parola «Suisse» inserita nella ragione sociale della banca Credit Suisse, caduta miseramente così in basso, fa male.

La comunicazione del Consiglio federale ha lasciato molte zone d’ombra e tanti interrogativi. Si parla di 10’000 posti di lavoro che andranno persi, ma nessuno ha considerato che dietro questi collaboratori ci sono delle intere famiglie, che si troveranno con un futuro incerto. In realtà, va detto, che le persone colpite direttamente o indirettamente da questo disastro, saranno almeno il triplo. Che dire della tiepida proposta fatta dal Governo ai dirigenti di rinunciare al loro bonus. Uno schiaffo, poiché come minimo agli alti dirigenti dell’istituto responsabili del dissesto di Credit Suisse andava, non chiesto, ma imposto di restituire tutti i bonus milionari ricevuti negli ultimi anni. Questo denaro non farà certo la differenza, ma dal profilo psicologico, per la popolazione questo, era un atto dovuto. Ci sono delle responsabilità giuridiche ma anche morali, che spesse volte vengono dimenticate.

Un altro aspetto passato in secondo piano, ma che merita una riflessione poiché potrebbe avere delle pesanti ripercussioni, è l’avvenuto azzeramento delle obbligazioni subordinate, consentito dal nostro ordinamento giuridico. Gli investitori istituzionali, che hanno acquistato questo tipo di obbligazioni (può essere in minima parte anche dalle casse pensioni), hanno visto da un momento all’altro sfumare il loro investimento a scapito degli azionisti, i quali incasseranno Fr. 3 miliardi, a fronte della loro perdita pari a Fr. 16 miliardi. Mi chiedo e il Consiglio Federale ha verificato l’entità di questi investitori e se ha valutato il grado di rischio di future azioni legali.

Senza contare che la normativa «too big to fail» (troppo grande per fallire), che a suo tempo appariva avere rassicurato tutti, ha dimostrato di presentare ancora diverse lacune. Essa dovrà necessariamente essere migliorata per evitare che in futuro i contribuenti svizzeri debbano sopportare ancora una volta le conseguenze di attività scriteriate commesse prevalentemente all’estero..

Mi auguro che questa volta il Consiglio federale sia maggiormente trasparente nei confronti dei cittadini, poiché tutti noi abbiamo il diritto di conoscere a quali condizioni il nostro denaro verrà speso.

Roberta Soldati, candidata al Gran Consiglio per l’UDC

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