La politica d’asilo e l’islamizzazione secondo l’UDC
Ecco l’intervento del candidato al CN Marco Chiesa alla conferenza stampa prima della festa “UDC tra la gente” del 26.09.2015.
Stracciamo il velo di ipocrisia che spesso riveste i temi legati all’asilo e all’islamizzazione. In fondo è necessario essere chiari e dichiarare subito da che parte si sta. Mettiamo da parte dunque il politicamente corretto.
I flussi migratori che investono il Ticino rispondono solo marginalmente a logiche legate alla politica dell’asilo. Chi chiede asilo, dunque aiuto e protezione, perché affamato, perseguitato, minacciato o in pericolo di vita, merita accoglienza. Ma a Chiasso questi casi sono molto pochi. Basta recarsi nei pressi della stazione ferroviaria, abbandonando qualsiasi lente ideologica, per rendersene conto. Lì, proprio lì, si possono incontrare persone che chiedono di poter immigrare nel nostro Paese. Sono giovani, vogliono giocare al calcio, non scherzo, intendono raggiungere quel benessere sempre sognato e, spesso, il nostro Paese non è neppure la loro meta finale. Arrivano con le cuffiette sulle orecchie, questo l’ho visto, scattano fotografie di fianco a macchine di lusso che poi postano su facebook, questo mi è stato detto, e con fare indifferente ripetono “I love Switzerland”, questo l’ho sentito. Non si aggrappano alla divisa delle nostre guardie di confine, divisa che porta la croce svizzera simbolo e manifesto di un Paese sicuro con una grande tradizione umanitaria. Nulla di tutto questo, nulla di tutto quello che mi aspettavo.
Sono nato svizzero, sono fiero che il mio Paese sia in grado di poter aiutare persone in difficoltà. Traccio però un confine molto netto tra persone come i siriani, che scappano da una tragedia, e persone del Centronordafrica che fondamentalmente vogliono immigrare per farsi una nuova vita. Ambizione legittima la loro come altrettanto legittima, anzi doverosa, è la mia che desidero tutelare la Patria che amo.
Cosa fare dunque? Di soluzioni semplici non ve ne sono ma di soluzioni sbagliate ve ne sono forse troppe. Ho visto con i miei occhi permessi F, quelli attribuiti a persone ammesse provvisoriamente, che datano di sette anni. Un limbo per la persona che vive nell’incertezza e un limbo per le nostre istituzioni che non fanno nient’altro che rinviare il problema. Ho visto persone richiedenti l’asilo che dopo le rituali procedure vengono lasciate libere di circolare sul nostro territorio con un foglietto recante il nome del centro per asilanti da raggiungere, evidentemente in maniera autonoma. Quello dell’immigrazione è un problema enorme che la Consigliera federale Sommaruga e il Segretariato alla migrazione pensano di risolvere grazie alla sola integrazione. Una pia illusione ai miei occhi perché il nostro Paese sta velocemente raggiungendo soglie di guardia allarmanti e la sua popolazione chiede più severità e concretezza nell’affrontare questi fenomeni migratori.
Mi hanno chiesto infine di parlare brevemente del pericolo dell’islamizzazione del nostro Paese. Nel mio cognome trovate già la mia personalissima chiave di lettura dei fenomeni religiosi. Io penso che la nostra bandiera, croce bianca su sfondo rosso, il salmo svizzero e l’incipit della nostra costituzione descrivano molto della nostra storia. Queste sono le radici della Svizzera e come molti Paesi chiedono il rispetto di quello che sono anch’io chiedo il rispetto del nostro cristianesimo. Non siamo noi a dover accettare i dettami di chi vuole vivere in Svizzera ma sono loro a dover rispettare le nostre regole e le nostre tradizioni.
Marco Chiesa, candidato al Consiglio nazionale UDC