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Legge sulle armi, Guglielmo Tell senza balestra

Da tempo oramai è una battaglia continua tra Svizzera e Unione europea. I contenziosi sono molteplici e l’asticella d’insofferenza si alza sempre più da entrambe le parti.

Questa volta tocca la revisione della legge sulle armi, con le Camere federali che hanno ceduto al volere europeo. Un tabù sul quale anche Gugliemo Tell avrebbe da dire la sua. Peccato che non sia più tra noi, poiché ancora ai nostri giorni saprebbe difendere molto meglio le nostre tradizioni di molti politici e partiti che siedono a Berna.

Una legge che potrebbe essere spiegata semplicemente in poche righe. L’Unione europea è da anni che tenta di disarmare la propria popolazione, non solo dai diritti civici, ma anche dalle armi di cui è in possesso materialmente, forse per timore di qualche nuova rivoluzione per le piazze o qualche rovesciamento di governo.

L’occasione di far piazza pulita è stata colta al volo dai burocrati di Bruxelles durante i primi attacchi terroristici sul territorio europeo da parte degli estremisti dell’ISIS: andava cavalcata l’onda per implementare delle normative contro le armi e la loro abolizione al più presto possibile. Ebbene, queste imposizioni sono giunte anche da noi, Paese non unionista, tramite gli accordi di Schengen che firmammo anni fa. Ovviamente si sono aperti scenari sconvolgenti, riguardanti la nostra sovranità, le nostre tradizioni secolari e le possibili intromissioni giuridiche europee nel nostro ordinamento. Tre fattori che per gli svizzeri tradizionalisti, attaccati alle radici elvetiche, sono come un manto rosso agli occhi di un toro.

Nel contempo, i terroristi infami hanno elaborato altre tecniche per colpire le persone inermi: non sono più utilizzate armi acquistate sul mercato nero e ovviamente non registrate, ma si è passati ai mezzi di locomozione come furgoncini, autotreni, suv o ai normali coltelli o scimitarre.

Cosa si nasconde dietro tutta questa fretta europea di voler abolire o limitare le armi in circolazione?

La sovranità della Svizzera verrebbe minata, creando un precedente pericolosissimo d’imposizione e applicazione di una legge europea, senza alcuna base scientifica che provi anche solo a dimostrare che questa proibizione porti qualcosa per combattere il terrorismo (obiettivo dichiarato). Dal punto di vista delle tradizioni puramente elvetiche, verrebbero messe in pericolo e dimenticate pure queste. Non si potrà più porre fine alle richieste ulteriori di Bruxelles. Che ne diremmo di veder abolito o comunque drasticamente ridotto il tiro di campagna federale? Così altri esempi di varie categorie, come le società di tiro svizzere e la grande famiglia di cacciatori in un futuro non troppo lontano. Non da ultimo, vi è la questione dell’introduzione di nuove basi giuridiche che non ci appartengono. Abbiamo già delle leggi chiare e severe per tutto quanto riguarda la regolamentazione sulle armi in Svizzera. Questa imposizione, come scritto sopra, aprirà la strada ad altri dossier che ci legano all’UE. Non dimentichiamo poi, che diversi Paesi appartenenti all’unione sono anch’essi critici e contrari a queste restrizioni sulle armi. Nemmeno è corretto dire, da parte dei sostenitori svizzeri a queste imposizioni, che se non dovessimo accettarle, cadrebbe l’accordo di Schengen.

Non ci resta che attendere di firmare il referendum e chiedere al popolo sovrano il suo parere per tramite di una votazione popolare. Difendiamo quindi con la balestra di Tell le imposizioni union-europeiste, che nulla hanno a vedere con la sovranità di questa nazione.

Tiziano Galeazzi, Granconsigliere UDC 

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