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Salviamo il ceto medio

La globalizzazione con i suoi disastri, ma anche con le sue nuove opportunità, sta riaccendendo ovunque pericolose contrapposizioni massimaliste tra benessere individuale e bene comune. I primi a farne le spese e che rischiano di perdere benessere e prosperità sono “le cittadine e i cittadini dimenticati” che compongono il ceto medio. Per noi il ceto medio non è una categoria di cittadini, astratta e indefinita, a cui occorre lisciare il pelo prima delle elezioni, ma è quella categoria insostituibile che tiene assieme il mondo e che per questo rispettiamo. Il ceto medio ha volti, nomi e cognomi concreti che incontriamo ogni giorno; persone che hanno un identikit comune: salariati, piccoli proprietari, artigiani, commercianti, albergatori, agricoltori, imprenditori e casalinghe. Sono quelli che si alzano ogni mattina per lavorare, con fatica e orgoglio tengono assieme le loro famiglie, pagano fino all’ultimo centesimo tasse e imposte, non ricevono né favori, né sussidi statali, dimenticati dalla politica e dallo Stato, non chiedono aiuti pubblici e non sono clientelari, non si lamentano e ci provano da soli, non manifestano, non sfilano e non hanno lobby. Gli viene chiesto di lavorare, produrre, pagare; crescono e educano i loro figli e quelli di altri, ubbidiscono alle leggi e se sbagliano pagano, subiscono in silenzio i danni dei mercati dopati, subiscono in silenzio le cattive decisioni politiche, hanno paura di cadere e finire tra i poveri, sanno che non saliranno più tra i ricchi. Ecco li conosciamo bene, ma come muoverci? Con i tempi che corrono non tutti sono in grado di competere e mettersi al riparo dai trend mondiali. Il ceto medio ha bisogno di solidarietà, di incentivi e di speranza, che non sono da confondere con i sussidi sociali, l’assistenza statale e la burocrazia. Sono invece le misure puntuali che i politici devono finalmente proporre per rispondere alle persone su molti temi. Siamo onesti con le nostre elettrici e i nostri elettori, non possiamo e non vogliamo far tutto. Con le nostre proposte ci concentriamo su poche cose essenziali e urgenti: civiltà, fisco, lavoro e scuola. Col nostro impegno cerchiamo di salvare e di dare un futuro al ceto medio: proteggendolo dai cambiamenti economici e sociali dannosi; lasciandogli più soldi in tasca; assicurandogli un lavoro dignitoso; dandogli una eccellente educazione per i figli; togliendogli i bastoni dalle ruote se vuol intraprendere; difendendolo dalle decisioni malsane del Governo e del partitismo; governando il mercato del lavoro. Sono questi i temi per i quali mi batterò nella continuità con quello che noi già abbiamo mosso nella legislatura che si sta chiudendo. Io ci credo e noi ce la faremo! Grazie!

Sergio Morisoli, capo gruppo UDC in Gran Consiglio

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