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Traffico: quo vadis?

La manifestazione per la salvaguardia del clima avvenuta venerdì 15 marzo u.s. offre sicuramente molti punti di riflessione. Una dimostrazione da parte di tanti giovani scesi in piazza per dare un segnale forte è sicuramente un indicatore positivo di come la politica ambientale sia un tema da affrontare puntualmente sia a livello di scelte individuali che a tutti i livelli istituzionali.

In riferimento alle applicazioni pratiche di una tale politica, mi preme qui esporre alcune perplessità riguardo alla sempre più sovente estremizzazione di tale ideologie che portano, in Ticino in particolar modo, alla demonizzazione dei veicoli a motore.

Il traffico intenso che congestiona le arterie veicolari del nostro territorio è sicuramente uno dei problemi principali del Cantone tanto che le proposte volte a “combatterlo” sono le più svariate nonché dibattute perdendo così di vista il punto focale della questione: non è possibile ridurre il traffico finché gli individui avranno necessità e convenienza a spostarsi con tale mezzo o finché non si offrirà loro una valida alternativa. È quindi inutile voler attuare delle misure coercitive e punitive volte ad ostacolare l’automobilista obbligando percorsi arzigogolati, introducendo semafori “intelligenti” ogni dove, limitando i posti auto e tassando tutti coloro che rientrano nella categoria di “chi inquina paga”. Premesso che su quest’ultimo principio possiamo definirci tutti concordi, dovremmo quindi trovare la chiave di applicazione giusta dettata dal buon senso. Partendo dal presupposto che, in considerazione della nostra conformazione del territorio, sarebbe pretestuoso promettere la realizzazione di un’ottimale rete del trasporto pubblico, bisogna quindi ampliare le nostre infrastrutture così da poter decongestionare il traffico nei momenti critici e lasciare libero il transito per le situazioni d’emergenza. Non è sicuramente creando le situazioni ad “imbuto” che scoraggeremo l’automobilista a mettersi in auto ed aspettare esasperatamente in colonna. Ricordiamoci che chi è costretto ad affrontare giornalmente questa situazione non lo fa per diletto ma per esigenze lavorative e organizzative. È ora di pensare ad un cambio di rotta non più introducendo politiche punitive ma applicando il criterio degli incentivi che creeranno gioco forza un circolo virtuoso e rispettoso della libertà individuale.

Raide Bassi, candidata UDC in Gran Consiglio (n. 13)

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