Una scuola al servizio del mondo del lavoro
Non si può pensare a misure relative al mondo del lavoro prescindendo dalla scuola, che deve esserne la base.
Le statistiche relative all’aumento dei lavoratori frontalieri hanno messo in evidenza ancora una volta come la situazione nel mercato del lavoro in Ticino sia difficile. Per risolverla indubbiamente sono necessarie iniziative volte a dare la precedenza ai residenti, con stipendi congrui, ma al contempo la scuola deve essere in grado di fornire alle aziende personale qualificato e capace di portare valore aggiunto.
Per questo motivo ritengo, forte della mia esperienza da docente delle scuole elementari, che non si possa che partire dalla scuola, e che al di là di scelte tecniche come quelle relative ai livelli, sia necessario che l’universo scolastico sia al servizio di quello del lavoro.
Non sono d’accordo con chi sostiene che si tratti di due mondi separati. A mio parere non dovrebbero proprio esserlo. Il sistema duale svizzero, dove alla formazione si affianca l’apprendistato, è a mio avviso corretto e funzionale, ma non è sufficiente, perché le aziende devono entrare nelle aule sin dalle medie.
Si è tanto discusso, negli ultimi anni, di riforme e del superamento dei livelli, rei di creare discriminazione. Il fondamento per me è che la scuola deve essere in grado di indirizzare i suoi studenti nelle direzioni richieste dal mercato, fornendo alle aziende i professionisti di cui hanno bisogno. Serve uno scambio proattivo, con la formazione che si indirizza verso le esigenze di un dinamico universo lavorativo, il quale a sua volta comunica con il mondo della scuola raccogliendo le suggestioni dei giovani.
Al nostro sistema scolastico non servono riforme ideologiche, bensì solo di contenuto e di metodo, con un pragmatismo che porti nella direzione dei bisogni del mercato.
Il Cantone deve sicuramente fare il suo, non solo privilegiando l’assunzione di residenti ma anche con azioni che vadano verso un incoraggiamento verso il fare impresa, con uno snellimento delle procedure burocratiche e incentivi agli utili, però tutto ciò sarebbe poco utile se la scuola non fosse in grado di fornire persone preparate, perché una eventuale crescita economica sarebbe assorbita e andrebbe a favore di personale frontaliere e straniero, non dei nostri.
La scuola formi e prepari adulti consapevoli e in grado di entrare nel mercato del lavoro, portandogli un vero valore aggiunto. Ne beneficeranno l’economia e l’intera società ticinese.
Frano Dragun, candidato 45 dell’UDC per il Gran Consiglio