Gran Consiglio: il “Prima i nostri” resta una tigre di carta

La maggior parte dei politici continua a non voler applicare il ”Prima i nostri” e a negare le conseguenze nefaste del frontalierato e della libera circolazione sul mercato del lavoro ticinese. Oggi il Gran Consiglio ha respinto una mozione dell’UDC che chiedeva al Governo di non dimenticare la volontà popolare e di cercare dei modi per applicare finalmente la preferenza indigena sul mercato del lavoro. Invece di fare politica si nasconde dietro un legalismo paralizzante.

L’UDC ritiene che la politica ticinese, malgrado i paletti imposti dalla legge federale, possa fare di più per applicare finalmente il ”Prima i nostri” voluto dal popolo. Perciò, è delusa, ma purtroppo non sorpresa, che il Gran Consiglio abbia respinto oggi la mozione del 2019 di Lara Filippini “Prima i nostri: non dimentichiamocene nel 2019-2023!”.

È l’ennesimo segno di una maggioranza inerte che preferisce mettere la testa sotto la sabbia e non fa la sua parte per migliorare la situazione dei Ticinesi in cerca di lavoro, come illustrato dal relatore della Commissione di minoranza, Alain Bühler. «Trovandoci davanti alla crisi nel mercato del lavoro, il Gran Consiglio e il Consiglio di Stato sono rimasti a bordo campo». È tempo di implementare politiche economiche e sociali concrete che pongano i lavoratori residenti in una posizione privilegiata nel nostro mercato del lavoro. È tempo di cambiare rotta. È tempo di mostrare coraggio e determinazione. «È nostra responsabilità assicurare che il Ticino rimanga un luogo dove i nostri giovani possano trovare opportunità, dove i salari permettano una vita dignitosa, e dove la volontà popolare sia rispettata e attuata».

Per l’UDC, come ha detto nel suo intervento il capo Gruppo Sergio Morisoli, il tema non è assolutamente chiuso. Continuerà a battersi per proteggere il mercato del lavoro ticinese e far rispettare la volontà popolare.