Il DECS perde il pelo ma non il vizio. Ci riprova con la Scuola che verrà.
Come purtroppo temevamo, e sospettavamo, il Governo attraverso la mano del DECS non rispetta la volontà popolare. Nel Preventivo 2022 infatti chiedono un aumento di 390’000 franchi per attuare la sperimentazione di una parte del fu progetto della “Scuola che verrà”.
Il 23 settembre 2018, il Popolo ticinese con il 56.7% di voti disse chiaramente NO alla “Scuola che verrà”. L’UDC aveva lanciato il referendum popolare contro quel progetto. Ci sorprende leggere sul Corriere del Ticino di ieri che l’On. Bertoli non abbia ancora accettato la sconfitta popolare e che ritenga quella bocciatura un giochino finanziario. Del resto fin dai primi giorni del dopo voto i suoi funzionari e lui hanno iniziato a dire che il popolo non aveva bocciato i contenuti della riforma ma solo il credito(sic)!
Vista la difficoltà a ricordare, menando il can per l’aia, dicendo che chi non vuole la scuola che verrà dovrebbe dirlo chiaramente; riassumiamo le principali ragioni di merito e non finanziarie che spinsero l’UDC a lanciare il Referendum e che presentate in campagna di voto furono accolte dal popolo che bocciò la SCV.
Egualitarismo
L’impostazione del progetto fa della “parità di arrivo” per tutti anziché la “parità di partenza” per tutti, il fulcro del novo sistema della scuola dell’obbligo. Questo egualitarismo calato dall’alto, a medio e lungo termine, rischia di valorizzare la mediocrità e di umiliare le eccellenze.
Relativismo
Le materie, gli sforzi, il metodo, il merito, la competitività, le differenze, le diversità, i desideri, le circostanze che sono i tratti portanti di qualsiasi sistema scolastico realista, sono relativizzati; a favore di utopiche pretese di neutralità, omologazione, collettivismo e anonimità.
Costruttivismo
Il progetto mette in modo sproporzionato, a più livelli e in più forme, l’accento sullo scopo socializzante della scuola anziché su quello dell’istruzione. Cioè che si vuole è una riforma sociale anziché una riforma scolastica. Si intravvedono pericolose premesse di ingegneria sociale a scapito di una sana preparazione tematica per affrontare il mondo del lavoro.
Centralismo
La grande aspettativa che da oltre un decennio è in attesa di essere soddisfatta, è stata totalmente delusa. La diminuzione del potere centrale dipartimentale a favore della decentralizzazione (libertà con responsabilità) alle sedi con l’autonomia degli istituti, è totalmente assente. Addirittura, per tenere in piedi l’impianto proposto il centralismo ne esce irrobustito rispetto allo status quo.
Resta per noi grave che, a distanza di oltre tre anni, DECS e Governo siano ancora rimasti a prima del voto. Anzi peggio, come se la volontà popolare non avesse espresso lo stop a quel progetto. Oltre a vari tentativi burocratici del Dipartimento di far rientrare dalla finestra ciò che il Popolo ha buttato fuori dalla porta, ora espressamente chiede soldi al GC nell’ambito del Preventivo 2022.
L’UDC, ma speriamo anche gli altri Partiti, nel rispetto della volontà popolare si attiverà per impedire la maggior spesa di Preventivo 2022 per attuare una misura della fu “Scuola che verrà”.
UDC Ticino