Comunicato stampa

L’UDC non vota un preventivo che il governo non intende rispettare

L’UDC non ha votato il Preventivo 2023. Aveva firmato il rapporto commissionale perché gli altri partiti borghesi avevano accettato la condizione dell’UDC che il deficit di 80 milioni di franchi fosse di principio da intendersi come soglia massima, qualsiasi cosa succeda nel 2023. Purtroppo, durante i dibattiti parlamentari si è capito che il Governo non ha alcuna intenzione di prendere sul serio questo vincolo, usando l’espressione “di principio” per giustificare la non volontà di prendere decisioni scomode poco prima delle elezioni.

Visto che il governo non ha voluto proporre dei risparmi concreti né introdurre una clausola vincolante che preveda il rispetto del deficit massimo di 80 milioni di franchi per l’anno prossimo, anche nel caso (quasi accertato) che i soldi della Banca Nazionale non dovessero entrare, e visto che non si vedono provvedimenti concreti per ridurre i deficit futuri e quindi gradualmente raggiungere lo zero entro il 2025, come voluto e votato dal popolo ticinese il 15 maggio 2022, l’UDC non ha votato il Preventivo 2023.

Il dibattito in Gran Consiglio, ormai pre-elettorale, troppo blando e inconcludente, non ha prodotto la necessaria pressione e il dovuto impegno richiesti per affrontare la situazione finanziaria dei prossimi tre anni.

Né il governo né il Gran Consiglio dimostrano sufficiente volontà di attuare dei risparmi seri e strutturali. Ancora una volta, ci si limita a speculare sulle entrate senza aver pensato ad una vera e propria politica di correzione della spesa e di rilancio economico nelle ultime legislature.

L’UDC è convinta che il risanamento finanziario avverrà solo e soltanto se dalla prossima primavera avremo finalmente un Governo che governa e non un Consiglio di capi Dipartimento, collegiale nel difendere i costi cumulati e nel promuovere le proposte di nuove spese aggiuntive delle rispettive burocrazie. Il risanamento avverrà con le buone politiche settoriali, cioè con chiare priorità di intervento, con delle decisioni efficaci (fare le cose giuste) e con un lavoro efficiente (farle bene), ma anche con l’abbandono di equilibrismi di contabilità “creativa”e di esercizi “attendisti” da scaricabarile. Men che meno l’UDC reputa che saranno le perizie esterne costose e inefficaci, che serviranno unicamente da alibi, a riportare i conti in pareggio grazie alla parsimonia dei politici.

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