Comunicato stampa

L’UDC Ticino si muove a Berna e a Bellinzona per finalmente frenare i frontalieri!

L’UDC Ticino si muove a livello nazionale e cantonale per finalmente e urgentemente mettere un freno all’afflusso incessante di frontalieri e per salvare il mercato del lavoro locale. A Berna i parlamentari ticinesi Marco Chiesa (Stati) e Piero Marchesi (Nazionale) hanno depositato una mozione denominata “Sospensione provvisoria della libera circolazione nel Canton Ticino e nelle regioni più colpite dalla crisi: si applichi l’art. 14 dell’accordo”, che chiede appunto al Consiglio federale di sfruttare il margine di manovra dell’accordo di libera circolazione per ottenere delle eccezioni per le regioni e i Cantoni più colpiti dalla crisi. Parallelamente il gruppo UDC in Gran Consiglio chiede con una mozione di applicare finalmente il “Prima i nostri”. In particolare chiede al governo ticinese di:

  1. Presentare un rapporto che illustri l’applicazione del testo costituzionale di “Prima i nostri” nel settore pubblico e parapubblico;
  2. Elaborare un progetto di legge per l’applicazione del testo costituzionale “Prima i nostri” laddove non è ancora stato applicato, come già richiesto con una mozione di Lara Filippini e confirmatari nel 2019 (mozione nr. 1381 inevasa)
  3. Inviare una missiva all’indirizzo del Consiglio federale a sostegno della mozione di cui sopra presentata da Piero Marchesi e Marco
  4. Mobilitarsi per creare la Conferenza dei Cantoni di frontiera come già richiesto con una mozione del 2018 di Sergio Morisoli e firmata trasversalemente da 32 deputati per far valere meglio le emergenze del nostro Cantone altamente svantaggiato (mozione nr. 1295 inevasa) .

Il popolo ticinese soffre sempre di più dell’effetto di sostituzione dei lavoratori residenti con dei frontalieri a basso costo. Sono oggi 70’000 posti di lavoro che vanno oltre frontiera. Il popolo ha votato e perciò ha dato il chiaro compito al governo di mettere un freno a questo sviluppo auto- destruttivo, ma il nostro Consiglio di Stato è rimasto con le mani in mano. Stiamo (ancora una volta!) chiedendo ai nostri responsabili politici, e adirittura ai due livelli istituzionali, di darsi una mossa e proteggere la popolazione che vive in Ticino e vorrebbe poter lavorare. Bisogna urgentemente ristabilire le giuste proporzioni tra lavoratori/lavoratrici residenti e frontalieri per evitare la catastrofe.

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