Moratoria sul moltiplicatore differenziato dei Comuni: anziché spostarsi tra i Comuni ticinesi le aziende andranno in altri Cantoni
Ad anni di distanza alcuni Comuni – capitanati dalla Città di Lugano – hanno cercato di mettere in discussione la decisione presa dal Gran Consiglio nel 2019, appartenente alla seconda tappa di Riforma fiscale cantonale, che prevede la possibilità per i Comuni di introdurre il moltiplicatore differenziato.
Sconcerta che dopo 5 anni di distanza dalla decisione, la Città di Lugano recentemente si è svegliata mostrandosi preoccupata per i possibili effetti negativi del moltiplicatore comunale differenziato, temendo la fuga di aziende in Comuni della cintura che potranno abbassare il moltiplicatore per le persone giuridiche. Dov’era la Città quando questo pacchetto di misure è stato proposto nell’estate del 2019?
Il Consiglio di Stato, per mano del DFE e della Sezioni enti locali, non ha perso tempo per cercare di impedire l’attuazione del moltiplicatore differenziato, proponendo una misura che prevedeva di sospendere per un periodo di cinque anni (dal 2025 al 2029) la possibilità per i Comuni di fissare un moltiplicatore d’imposta comunale per le persone giuridiche inferiore a quello previsto per le persone fisiche. Eppure non sembrerebbe per lui avere particolare importanza che la Legge organica comunale stabiliva chiaramente l’entrata in vigore nel 2025.
Il tessuto economico del nostro Cantone è ormai consolidato, e non è di certo sconvolto da una misura come il moltiplicatore d’imposta differenziato. Non si deve temere che le aziende «fuggano» da alcuni Comuni per spostarsi verso altri. Le zone industriali e artigianali non dispongono di enormi spazi liberi in attesa di essere occupati e le Sagl con il titolare quale unico dipendente hanno comunque una serie di obblighi burocratici da assolvere per spostare sede. Sembrerebbe che le politiche di promovimento economico si basano solo sul moltiplicatore d’imposta: molti altri strumenti possono essere messi in campo e sono effettivamente impiegati.
La moratoria snatura l’obiettivo della norma approvata dal Gran Consiglio nel 2019, che già prevedeva un lungo periodo di attesa, senza neppure spiegare perché. In pratica, sospende per dieci anni l’entrata in vigore di una norma legale! La lista delle moratorie rinnovate “ad aeternum” nel nostro Paese è lunga e anche in questo caso è facile sospettare che le cose andranno in questa direzione.
Viene mostrato ancora una volta una tendenza politica preoccupante: rinviare quello che si è già deciso anziché affrontarlo a breve termine.
Se c’era ancora bisogno di dimostrarlo, di fronte alla scelta tra salvare il potere d’acquisto dei cittadini, la concorrenzialità delle aziende o riempire le casse degli enti statali; i politici impauriti per le elezioni e il clientelismo hanno di nuovo scelto la seconda via.
Ci dispiace molto. Le aziende, invece di spostarsi all’interno del Ticino, si sposteranno allora in altri Cantoni.