Non ci sono sorprese. I conti dello Stato vanno male, anzi peggio!
I risultati altamente deficitari di Consuntivo 2020 del Cantone presentati oggi contengono certamente i primi effetti del Covid 19, ma lo squilibrio ha origini ben più lontane e profonde.
Per una volta non menzioniamo cifre; proviamo a spiegarci a parole con la speranza di ottenere maggiore attenzione attraverso un ragionamento politico in senso stretto.
La pandemia non fa altro che mettere in luce e con anticipo, quello che noi da anni andiamo ripetendo: si sono ottenuti alcuni pareggi dei conti ma i risanamenti non sono mai stati fatti. Il male che affligge la finanza pubblica cantonale è ormai identificabile chiaramente da parte di chi invece di osservare unicamente i numeri annuali, si china ad approfondire le tendenze in atto da tempo. Riteniamo inutile, in questa sede entrare nei dettagli delle voci di spesa o dei Dipartimenti. Lo faremo in modo puntiglioso al momento del dibattito in Gran Consiglio. Qui ci basta di nuovo stigmatizzare il disimpegno del Governo e dei partiti di Governo ad entrare in materia di numerosi atti parlamentari del gruppo UDC, una dozzina, che sono stati o bocciati o ancora non evasi. Atti che proponevano in tempi non sospetti e non sotto la pressione dell’emergenza di adottare alcune misure mirate e pertinenti per controllare la spesa e per sgravare selettivamente i contribuenti e le aziende.
Con questo comunicato vogliamo solo, da una parte lanciare di nuovo l’allarme ad occuparsi seriamente del risanamento finanziario, e dall’altra invocare un’unità di intenti tra le forze politiche per portare a casa il risanamento al più presto possibile.
Lo squilibrio è strutturale e non di tipo congiunturale. In altre parole, i deficit enormi previsti fino al 2024, con la relativa esplosione del debito pubblico non si risaneranno da soli; la ripresa economica ammesso e non concesso che ci sarà non basterà. Qui lo squilibrio è profondo e lo è da diversi anni. Le imposte pagate da tutti i contribuenti persone fisiche non bastano per fare gli stipendi di tutti i dipendenti del Cantone, tutte le imposte pagate dai cittadini e dalle aziende non riescono a coprire i sussidi erogati dallo Stato, le spese di funzionamento crescono di anno in anno nonostante suppergiù lo Stato continua a fare le stesse cose. La spesa continua a salire più velocemente delle entrate e del gettito fiscale. Per colmare i deficit senza agire sulla spesa che galoppa indisturbata occorrerebbe aumentare le imposte a carico dei cittadini del 25%. La crescita economica degli ultimi dieci anni non ha mantenuto le promesse né in posti di lavoro creati per i domiciliati, né nell’aumento del salario mediano, né nel gettito di imposte delle persone giuridiche; ha invece aumentato i lavoratori stranieri e i frontalieri, la disoccupazione, l’assistenza, l’emigrazione dei ticinesi e il malessere sociale diffuso. Quindi i conti non si pareggeranno da soli semplicemente aspettando l’economia in ripresa per strizzarne poi le aziende o i lavoratori.
Pur non essendo in Governo, noi dell’UDC sentiamo il dovere verso i cittadini e le aziende di forzare il lavoro di risanamento e ci siamo presi l’onere e il tempo per elaborare una via di uscita. Abbiamo allestito recentissimamente un piano di correzione che abbiamo sottoposto alle altre forze politiche, ci auspichiamo che si possa entrare al più presto in materia. Facciamo questo per impedire che vengano alzate le imposte e le tasse a tutti, in un momento che i sacrifici non devono farli i cittadini ma lo Stato tramite un comportamento di spesa efficiente ed efficace oltre che parsimonioso e rispettoso dell’economicità.
Per questa ragione, se il nostro piano annunciato e presentato agli addetti ai lavori, non sarà preso in considerazione e approfondito, procederemo direttamente con l’allestimento di decreti legislativi per risanare le finanze contandoci poi direttamente in Parlamento. E ricordiamoci: a settembre il popolo ticinese avrà l’occasione di votare per l’introduzione del referendum finanziario obbligatorio!