Stop ai ristorni!

Basta farci prendere per il naso dall’Italia
La Road map sulle questioni fiscali tra Italia e Svizzera, pubblicata il 23 febbraio 2015, comprendeva la rinegoziazione dell’Accordo sulla tassazione dei frontalieri del 1974 che tra l’altro non prevede alcuna reciprocità dei versamenti sotto forma di ristorno.
Il 22 dicembre del 2015, i responsabili delle finanze di Svizzera e Italia, Eveline Widmer-Schlumpf e Pier Carlo Padoan, parafarono il nuovo accordo fiscale fra i due Paesi che rivede il sistema d’imposizione dei lavoratori frontalieri.
Le novità concernono il principio di reciprocità, la definizione delle aree di frontiera e, in particolare, l’assoggettamento alla fonte in Svizzera dei frontalieri residenti in Italia con limitazione d’imposta al 70%. È dunque abolito definitivamente il ristorno del 38,8% del gettito ai Comuni italiani nella fascia di confine. Ciò comporterà annualmente almeno una dozzina di milioni di franchi supplementari in favore dell’erario del Canton Ticino e permetterà una migliore lotta contro il dumping salariale.
Dopo lunghi anni di discussioni, anche pretestuose come quella legata al casellario giudiziale, l’accordo tuttavia non è stato ancora firmato né dal Governo italiano né ratificato dal Parlamento.
Mentre il 15 giugno del 2018, il Consiglio di Stato decide di versare 83.5 milioni di franchi relativi all’anno 2017 quale ristorno, a Roma tutto tace. Anzi le ultime notizie in provenienza dalla capitale della Penisola, per bocca di parlamentari italiani facenti parte della coalizione di Governo, non lasciano grandi speranze per un lieto fine. Questa telenovela è sempre più simile al capolavoro del teatro dell’assurdo di Samuel Beckett, nel quale si aspetta un avvenimento che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai e chi l’attende non fa nulla affinché questo si realizzi.
È giunta l’ora di prendere il toro per le corna. E l’unica maniera di invertire questa inerzia è quella di provvedere al blocco dei ristorni. È assolutamente necessario fare chiarezza sulle reali intenzioni del Governo e del Parlamento italiano.
Il Governo ticinese in questo senso non ha mai dato segno di particolare coraggio e determinazione. Per questo motivo inoltreremo lunedì una mozione per far sì che il Consiglio di Stato blocchi nuovamente il versamento dei ristorni. La Confederazione faccia poi la sua parte affinché l’Italia non continui a prenderci per il naso.
La presente mozione sostituisce gli atti parlamentari precedenti non ancora trattati.
Essa sarà corredata da una petizione online sottoscrivibile al seguente indirizzo:
UDC Ticino