Non spesa “a pioggia”, ma irrigazione mirata. La buona politica innaffia dove serve, non ovunque!

I tempi dovrebbero essere ormai maturi per scelte che mettono in prima fila priorità ed efficienza, perché ogni franco deve produrre un risultato verificabile per i cittadini che – attraverso il Decreto Morisoli – hanno chiesto conti in equilibrio, un freno alla crescita della spesa e disciplina nella scelta di quanto, come e dove spendere i soldi pubblici. Anche in questa sessione di Gran Consiglio, le risorse finanziare spese tra biodiversità e media – quasi 23 milioni – non seguono questi principi.
Biodiversità: dove sono gli obiettivi ben definiti?
Il rapporto di minoranza sostenuto dal Gruppo UDC – Alain Bühler correlatore – riguardo al credito per la biodiversità chiedeva proprio questo. La spesa pubblica – tanto più in una fase delicata per i conti cantonali come quella attuale – deve essere gestita con obiettivi chiari, tempi definiti, responsabilità assegnate e indicatori di verifica. Il dettaglio del progetto è un esempio di come numerosi voci e misure siano formulate in maniera eccessivamente sintetica, con descrizioni generiche che non consentono in alcun modo di valutare la fondatezza delle richieste di credito.
L’UDC ribadisce la necessità di obiettivi verificabili, cronoprogrammi realistici, costi unitari esplicitati e target di risultato. Non spesa “a pioggia”, ma irrigazione mirata: innaffiare solo laddove qualcosa può crescere davvero!
I giornali li salvano i lettori, non lo Stato!
La proposta del rapporto di minoranza sugli aiuti ai media non è un semplice “fiato” temporaneo, ma rischia di trasformarsi nell’ennesimo sussidio permanente e di consolidare una dipendenza strutturale dei media locali dal finanziamento pubblico. Dopo l’approvazione della mozione volta a chiedere aiuti di Stato ai media, l’UDC valuta il ricorso al referendum sul futuro messaggio che il Consiglio di Stato sarà chiamato a presentare al Parlamento. L’UDC continuerà a battersi per la libertà mediatica e la responsabilità imprenditoriale: i giornali li salvano i lettori, non lo Stato, che è tenuto solo a fissare regole trasparenti che premino chi innova senza toccare le scelte editoriali.
Una mancata occasione di sostenere la voce dei cittadini
Un cambiamento di questa portata merita di essere sottoposto al voto popolare. L’imposizione individuale non è un dettaglio tecnico: significa costi amministrativi più elevati, perdite fiscali considerevoli e nuove pressioni sul sistema sociale. Eppure, il Gran Consiglio ha scelto la via più comoda: quella di restare alla finestra a guardare.
La raccolta firme, ovviamente, prosegue e vi invitiamo a sottoscrivere il referendum su truffa-fiscale-no.ch