Il Governo ha trasformato una pessima proposta di arrocco in qualcosa di ancora peggiore: un minestrone istituzionale

L’UDC Ticino prende atto con profonda preoccupazione della decisione del Consiglio di Stato di procedere a una riorganizzazione interdipartimentale, non tramite uno scambio netto tra i due Consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali, come da proposta che era stata ritenuta inopportuna a meno di 20 mesi dalle Elezioni, ma attraverso un trasferimento parziale di Divisioni e competenze. Una soluzione, dal punto di vista amministrativo e funzionale, addirittura peggiore dell’arrocco inizialmente ipotizzato.
È l’ennesima conferma che il cosiddetto “Governo del Mulino Bianco” non riesce a governare con visione e fermezza. Si piega agli interessi di bottega e dirige alla giornata.
Incapace di decidere ciò che andava fatto — ovvero respingere il tentativo scomposto di arrocco dei Dipartimenti — l’Esecutivo ha preferito costruire un compromesso confuso, tecnicamente fragile e politicamente miope. Un compromesso che ha un solo nome: minestrone istituzionale.
Si è probabilmente voluto evitare il confronto interno per mantenere l’apparente quiete dell’Esecutivo, a scapito però della funzionalità dell’amministrazione cantonale e dell’interesse della cittadinanza. Una riorganizzazione decisa non per esigenze oggettive, ma per rispondere a interessi personali e a equilibri interni tra Consiglieri.
In un’amministrazione già appesantita da ritardi e inefficienze, l’unico risultato prevedibile sarà un ulteriore aumento della burocrazia, una maggiore confusione interna e uno stallo sui dossier prioritari per il Cantone.
Una vera riorganizzazione dei Dipartimenti può essere auspicabile, ma solo se pensata con serietà, con tempistiche adeguate, con la necessaria tranquillità e con l’obiettivo di migliorare i servizi pubblici. Non così. Non a legislatura avanzata e non per rispondere, come ormai tutti hanno capito, a logiche di convenienza personali.
L’UDC Ticino denuncia l’assenza di coraggio politico e di visione aziendale da parte dell’intero Consiglio di Stato, che invece dovrebbe concentrarsi sulle vere urgenze del Cantone: una mobilità sempre più inefficiente, una giustizia in affanno, una burocrazia soffocante, una spesa pubblica fuori controllo, un sistema sanitario costoso e poco sostenibile e una scuola pubblica in ritardo e che fatica a formare adeguatamente i cittadini di domani.
Non entreremo più nel merito di questa assurda decisione e nelle polemiche inutili a seguire, ma non mancheremo di evidenziare, cammin facendo, con fermezza e trasparenza verso i cittadini le lacune e le conseguenze negative concrete di quanto deciso.