Un’iniziativa contro il futuro

L’iniziativa dei Giovani Socialisti, che propone di tassare al 50% le grandi eredità e donazioni, si presenta come una misura estrema e ideologica, destinata a compromettere non solo il tessuto imprenditoriale svizzero, ma anche il futuro delle nuove generazioni che oggi si affacciano al mondo del lavoro.
In Ticino, sarebbero oltre 8.000 i posti di lavoro direttamente minacciati. Le imprese familiari – spesso radicate nel territorio e fonte di occupazione stabile – rischierebbero di chiudere o di essere vendute al momento del passaggio generazionale. Per molti giovani, già alle prese con un mercato del lavoro competitivo e incerto, significherebbe vedere svanire ulteriori opportunità di impiego qualificato e duraturo.
La proposta crea inoltre un clima di sfiducia e instabilità. Secondo le stime del Consiglio federale, circa 2.500 grandi contribuenti direttamente coinvolti potrebbero lasciare la Svizzera – e diversi lo hanno già fatto. Le conseguenze sarebbero pesanti: perdita di competenze, investimenti in fuga e prospettive di crescita ridotte. In questo scenario, i giovani rischiano di crescere in un Paese impoverito, dove le imprese chiudono, i servizi pubblici vengono ridimensionati e le famiglie si ritrovano a pagare fino a 1.265 franchi in più all’anno di imposte.
È importante ricordare che il patrimonio degli imprenditori non è un capitale dormiente: è investito in capannoni, macchinari e, soprattutto, in posti di lavoro. Una tassazione così elevata costringerebbe molti a vendere o trasferire le proprie aziende a investitori stranieri, spesso lontani dai valori e dalle esigenze del territorio.
Le imprese familiari rappresentano una parte essenziale dell’identità economica svizzera: portano con sé tradizione, innovazione e legame con la comunità. La loro scomparsa significherebbe perdita di competenze e di radici economiche locali. L’introduzione di una tassa di successione così pesante non garantirebbe maggiore equità, ma piuttosto incertezza, sfiducia e un freno agli investimenti a lungo termine.
Alla fine, a pagare il prezzo più alto sarebbero proprio i giovani. Un mercato del lavoro più povero di opportunità, meno dinamico e meno radicato nel territorio rischierebbe di essere l’eredità reale di questa iniziativa. E con entrate fiscali in calo, lo Stato sarebbe costretto a ridurre i servizi essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture, colpendo anche le fasce più deboli della popolazione.
Tassare in modo così drastico le eredità non significa rendere la società più giusta, ma più fragile. È una misura che minaccia il lavoro, l’impresa e la speranza. E che rischia di far pagare alle nuove generazioni il prezzo di un’illusione di equità, a scapito del benessere e della stabilità del Paese.
