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L’immigrazione secondo l’UDC

Ecco l’intervento del candidato al CN Piero Marchesi alla conferenza stampa prima della festa “UDC tra la gente” del 26.09.2015.

Il 9 febbraio 2014 i cittadini svizzeri, e quelli ticinesi in particolare, hanno deciso che il continuo flusso di immigrati – da Paesi dell’Unione europea, o dal resto del mondo va controllato e regolamentato.
La via tracciata un anno e mezzo fa è stata chiara e rappresenta una decisione di estrema importanza, non solo perché ha ricordato al Consiglio federale, e alla classe politica in toto, che il problema dell’immigrazione va gestito in modo radicalmente diverso da come avviene ora. Ma anche perché ha ribadito che il nostro Paese è uno Stato indipendente e sovrano, e ha pertanto il diritto di decidere del proprio destino e di fare scelte in totale autonomia.

Nonostante alcuni settori del mondo dell’economia e della politica si ostinino a ripeterci che il mondo del lavoro in Svizzera, non potrebbe andar meglio, l’UDC riafferma invece che, la situazione così com’è, non può andare avanti.
Soprattutto in Ticino: del resto, con quasi il 28% di stranieri, oltre 63 mila frontalieri e svariate migliaia di padroncini e distaccati, potrebbe essere diversamente?

La rotta seguita sino ad oggi ha bisogno di un’inversione radicale.

È la politica a dover prendere in mano la situazione. E da amico dell’economia, io voglio dire, forte e chiaro, in modo particolare proprio a quelle aziende italiane da noi insediate per sfruttare il sistema, che devono finalmente farsi un esame di coscienza: non possono continuare a badare solo ed esclusivamente ai propri interessi, non possono trattare il personale residente come un peso, un ostacolo al libero mercato, un ingranaggio difettoso da sostituire da un altro più oliabile.

Non è libero mercato facilitare l’insediamento di centinaia di imprese italiane che si piazzano a pochi chilometri dal confine per assumere solo italiani: queste sono barbarie!
Non è libero mercato importare in Svizzera un sistema di fare azienda improntato unicamente al saccheggio del territorio e alle sue risorse: queste sono barbarie!
Non è libero mercato considerare la manodopera indigena un costo, un peso, un ostacolo all’aumento dei profitti: queste sono barbarie!
Non è libero mercato trasformare le nostre strade in perenni ingorghi, ore di colonne di auto che si recano nelle varie aziende, che ignorano cosa sia un piano di mobilità aziendale: queste sono barbarie!
Non è libero mercato mettere tutti gli imprenditori, buoni o cattivi, in un unico calderone, come spesso fanno i sindacati: queste sono barbarie!

E l’UDC, alla barbarie vuole e deve opporsi!

Noi vogliamo che si aprano le porte solo a quelle aziende straniere ad alto valore aggiunto, attente al mercato del lavoro locale, sensibili nei confronti di una manodopera tra le più qualificate al mondo e intenzionate a pagare salari dignitosi.

Stiamo ancora aspettando che le indicazioni del 9 febbraio vengano tradotte in legge. L’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa ha dato tre anni di tempo alla politica per tradurre in atti concreti la volontà dei cittadini. Ce ne rimane poco più di uno, ma abbiamo l’impressione che in troppi stiano remando contro, tergiversino, mirino al sabotaggio.
Che l’UDC sia stata esclusa, sin dall’inizio, dalle trattative è uno scandalo immondo, che si commenta da sé. Ma l’Unione democratica di centro non potrà mai essere messa a tacere. Bruxelles ha già fatto sapere che sulla libera circolazione non intende scendere a compromessi.

Noi dobbiamo invece far capire all’Unione europea, e al nostro stesso Governo, che siamo altrettanto fermi nell’applicare quanto deciso da popolo e Cantoni.

Per poterlo fare, il 18 ottobre l’UDC deve uscire rafforzata dalle urne, riconquistare il secondo seggio in Consiglio federale e ribadire che, piaccia o non piaccia alle anime belle del politicamente corretto, i nostri interessi nazionali li decidiamo noi svizzeri. Nessun altro!

Piero Marchesi, candidato al Consiglio nazionale UDC

 

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