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Obiettivo: piena occupazione!

La piena occupazione è quello stato del mercato del lavoro nel quale ogni cittadino abile all’impiego in un dato territorio, in questo caso il Ticino, è attivo a livello professionale. Non è uno slogan e tanto meno una promessa. Questo dovrebbe essere l’obiettivo primario di Governo e Parlamento, invece di spendere tutte le proprie energie per compiacere altri gruppi d’interesse e gran parte dell’economia ticinese. Quali sarebbero i risultati di una simile politica dell’impiego? È presto detto, maggior gettito fiscale delle persone fisiche, minor spesa sociale, rivitalizzazione del circuito economico locale oltre, ovviamente, al fatto che il cittadino riceverebbe la miglior prestazione sociale che potrebbe mai chiedere: un lavoro.

Vi è però una maggioranza politica che questo proposito non l’ha mai preso in considerazione favorendo di fatto esclusivamente i cosiddetti “interessi superiori”. Quelli che, per inciso, stanno portando ben poco benessere al cittadino. A causa di questa scelta politica ci troviamo, quindi, una grossa fetta dei cittadini ticinesi che dipendono dagli aiuti dello Stato mentre buona parte delle aziende attive in Ticino continuano ad arricchirsi. Aziende che preferiscono socializzare il reddito dei ticinesi pur di riempire le proprie casse, invece di assumerli e pagarli dignitosamente. E lo Stato, in tutto ciò, che fa? Da buon zerbino, non batte ciglio e eroga prestazioni sociali che vanno a colmare le loro lacune di reddito.

Inoltre, se è vero che sono i datori di lavoro ticinesi ad assumere e sottopagare i frontalieri, è altrettanto vero che, se siamo giunti a questa situazione, è perché stipendi da 2’000/2’500.- per i frontalieri sono comunque manna dal cielo rispetto a quanto verrebbero retribuiti in Lombardia. Se a ciò aggiungiamo la moltitudine di frontalieri che in poco più di un decennio sono assurti a cariche dirigenziali all’interno delle aziende ticinesi, e che non si fanno alcuna remora a preferire personale da oltre confine rispetto ai lavoratori residenti, il lavoratore residente si trova inesorabilmente confrontato con una concorrenza sleale contro la quale può fare poco o nulla. Nemmeno le tanto decantate misure fiancheggiatrici alla libera circolazione sono servite a risolvere questa situazione.

Per questo motivo è assolutamente necessario riequilibrare il mercato del lavoro ticinese e per farlo vi è un’unica soluzione efficace: imporre ai datori di lavoro di assumere preferibilmente residenti. I cittadini ticinesi hanno chiesto a gran voce, non una ma ben due volte, nel 2014 e nel 2016 il ripristino della prassi vigente prima del 2004, anno in cui venne a cadere il principio della preferenza indigena. Ma, anche qui, una maggioranza politica ha fatto orecchio da mercante. Ebbene, è ora di smettere di sostenere certi partiti e di riprenderci il futuro che di fatto ci stanno rubando, applicando alla lettera “Prima i Nostri” e abrogando l’accordo sulla libera circolazione delle persone.

Alain Bühler, candidato UDC in Gran Consiglio

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