Comunicato stampa

Sciopero degli statali: fuori dai palazzi governativi in 170’000 lavorano nel privato, senza la garanzia del posto fisso e senza i privilegi del pubblico

L’UDC condanna l’estremizzazione del dibattito sulle Pensioni degli impiegati statali e gli scioperi. Va ricordato che nell’attuale disastrosa situazione delle finanze cantonali saranno i lavoratori del privato con salari più bassi, senza posto di lavoro assicurato e senza scatti salariali garantiti a finanziare i privilegi dei dipendenti pubblici.  

La Rete per la Difesa delle Pensioni (ErreDiPi) con il sostegno dei principali sindicati e della sinistra, invita tutti i dipendenti pubblici a partecipare attivamente allo sciopero del 29 febbraio, “affinché le istanze per migliorare le condizioni di lavoro e garantire la stabilità finanziaria siano ascoltate e rispettate”. L’obiettivo di questa mobilitazione è in particolare la concessione del rincaro. Per evitare equivoci, è importante riconoscere e apprezzare l’impegno e il valore dei dipendenti pubblici nel garantire il corretto funzionamento dello Stato a vantaggio di tutti i cittadini. Tuttavia, l’attuale estremizzazione del dibattito tramite manifestazioni e, addirittura, scioperi, è da condannare senza indugi.

Nella recente discussione sul Preventivo 2024 del Cantone, sono emerse sfide significative nel bilanciare i conti e rispettare quanto prescritto dalla Costituzione. Il popolo ticinese, attraverso l’approvazione del Decreto Morisoli, ha indicato chiaramente che l’equilibrio finanziario deve essere raggiunto agendo sulla spesa, senza gravare ulteriormente sui cittadini con aumenti di tasse e imposte.

Tuttavia, l’esercizio non è mai stato affrontato con la dovuta serietà e rigore. La maggioranza composta da PLR, Il Centro e La Lega ha addirittura peggiorato il Preventivo presentato dal Consiglio di Stato, che originariamente conteneva un deficit già allarmante di 95 milioni di franchi. Questa maggioranza ha portato il Gran consiglio ad approvare un Preventivo con un deficit di oltre 130 milioni di franchi, una situazione disastrosa che riflette l’incapacità e la scarsa volontà dei partiti di Governo nell’affrontare la questione con determinazione.

Un esempio lampante riguarda il personale. Negli ultimi 6 anni, invece di gestire il numero significativo di impiegati pubblici senza aumentarne ulteriormente il contingente, il Governo ha assunto ulteriori dipendenti pubblici, incrementando la spesa di milioni di franchi in pochi anni. Dal 2010 al 2024, i costi per il personale sono letteralmente esplosi, passando da 900 a 1’166 milioni, con un aumento di circa il 30%. Uno studio di Idheap conferma quanto molti cittadini immaginavano, ovvero che il Ticino in rapporto alla media degli altri Cantoni, spende per l’amministrazione pubblica il 33% di troppo.

È importante ricordare a coloro che intendono scioperare – con il tacito consenso del Governo, che anche in questa occasione nasconde la testa sotto la sabbia, piuttosto che prendere posizione e richiamare i dipendenti ai loro doveri – che le condizioni di lavoro nel settore pubblico sono nettamente migliori rispetto al privato. Il salario mediano nel pubblico è di ca. 100’000 franchi all’anno, ben superiore dei 64’000 franchi del settore privato, equivalente a un 56% in più. Inoltre, i ritmi e la pressione di lavoro nel pubblico non sono paragonabili a quelli del privato, e chi lavora nel pubblico gode di scatti automatici di salario annuali sull’arco di 12-15 anni di carriera, e giustamente, della sicurezza del posto di lavoro, fattore sconosciuto nel privato.

La situazione delle finanze pubbliche è allarmante: il debito pubblico supererà i 3 miliardi di franchi, senza considerare il buco della Cassa pensione dello Stato (IPCT). Inoltre, i deficit si verificano ogni anno, da troppo tempo, sono ormai divenuti strutturali. Aumentare le imposte non rappresenta chiaramente un’alternativa alla riduzione dei costi. Questo perché la decisione è stata presa chiaramente dal popolo e, soprattutto, perché nel confronto intercantonale, il Ticino è tra i quattro o cinque Cantoni più gravati da tasse e imposte. I sindacati e le associazioni, come ErreDiPi, dovrebbero smettere di estremizzare la situazione in modo così irresponsabile, dimenticandosi volutamente che al di fuori degli uffici dell’amministrazione pubblica ci sono 170’000 residenti che lavorano nel settore privato, e che pur guadagnando anche meno non sfilano e non occupano le piazze. Molti di loro non hanno visto aumenti salariali o adeguamenti al costo della vita da anni, rischiano il posto e devono sopportare e pagare le richieste di coloro che dovrebbero invece guardare oltre i propri interessi personali . 

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