Il nuovo socialismo

Il socialismo non è scomparso e non è meno pericoloso di quello del secolo scorso. È solo mutato geneticamente e si è diffuso negli altri partiti. Fuori hanno a malapena il 14%, ma in Gran Consiglio raggiungono spesso il 60%. Come? Per cominciare, i socialisti hanno abbandonato la lotta di classe (vi sembra che difendano la creazione di lavoro e chi lavora?), avendo capito a) che l’hanno persa e b) che l’economia capitalista è utile, serve a riempire le casse dello Stato e pure per finanziare i loro propri piani, capricci e finti problemi. Hanno cambiato obiettivo: ora vogliono abbattere i valori e le regole del gioco che hanno prodotto benessere individuale e prosperità per tutti in Svizzera. Il socialismo trasversale e purtroppo diffuso in tutti i partiti ora si chiama statalismo e centralismo. Questo concetto è più sdoganabile ed esportabile oltre i confini del classico Partito socialista. Questi due fenomeni sono i due veri nemici del benessere, della libertà, della responsabilità individuale, dell’economia e del sistema istituzionale svizzero. Lo statalismo pianifica la vita dei cittadini e delle imprese in ogni ambito, dalla culla alla bara, e il centralismo burocratico la dirige. Purtroppo, questa tentazione di perseguire dall’alto il perfettismo sociale ed economico, è molto attrattiva per troppi non socialisti, per questa ragione le politiche di sinistra crescono trovando terreno fertile trasversalmente nel Governo e in Parlamento. Non è facile accorgersi a) della mutazione genetica del socialismo e b) della sua efficacia nel diffondersi oltre al classico terreno dell’economia. Oramai, ogni legge ha radici socialiste, e chi non le vuole ha paura a opporsi. Paura di essere “politicaly non correct”. Per capire il mutamento in atto, eccovi qualche esempio di cosa il socialismo geneticamente modificato produce: diritti illimitati senza doveri e deresponsabilizzazione individuale, ingerenza e ostacoli all’economia, iper regolamentazione, eccesso di controlli, permessi e certificazioni a gogo, prestazioni sociali “à la carte” e a pioggia, moltiplicazione di imposte, tasse e balzelli, consumismo di servizi pubblici, clientelismo partitico, immigrazione libera e incontrollata, assorbimento automatico del diritto UE in moltissimi campi, centralismo decisionale e dirigismo burocratico dall’alto, spendere malamente i soldi degli altri o quelli che non ci sono (debiti), libertinaggio dei comportamenti, relativismo etico e perdita di senso civico, caos culturale e identitario, integralismo ecologico. Lo statalismo e il centralismo che promuovono queste politiche hanno superato di gran lunga in attrattiva e in efficacia la vecchia lotta di classe tra “padroni e operai”. Il socialismo in queste forme nuove sta prendendo il sopravvento culturale, nel modo di ragionare in molti campi della politica, nel modo di fare le leggi e nel rapporto cittadino-Stato. Solo se aumenteremo i nostri numeri in Parlamento potremo cercare di contenere questa evoluzione negativa.
Sergio Morisoli, candidato UDC in Gran Consiglio